Che cos’è?
Il counselling psicologico può essere di aiuto a persone che non presentano un evidente disturbo mentale ma si trovano affrontare un momento delicato della propria vita caratterizzato da confusione, malessere, blocco… Sono momenti in cui percepiamo le “difficoltà” della vita come veri e propri “problemi”: nella relazione con sé stessi, con gli altri, con il lavoro, con il contesto sociale… Può essere a causa di eventi esterni particolarmente stressanti o il raggiungimento di un punto di rottura di pensieri-emozioni-comportamenti che, pur avendo avuto una loro funzione, dimostrano oggi grandi costi secondari: sofferenza, fatica, rigidità… Perché i problemi possano trasformarsi e divenire opportunità – di consapevolezza, crescita, nuovo benessere – può essere necessario chiedere aiuto a una persona che possieda gli strumenti per aiutarci a cambiare punto di vista, a guardare più a fondo dentro di noi, ad attingere alla nostra creatività per sperimentare nuove strade, ad affidarci a noi stessi e alla Vita. Prima di partorire un’ostetrica mi disse: “Ricorda, l’Universo non ti mette MAI di fronte a qualcosa che non tu non sia in grado di superare”.
Entro il caldo e rassicurante contesto di una relazione di aiuto improntata sull’ascolto profondo, l’accettazione non giudicante, l’empatia e l’esercizio della consapevolezza è così possibile recuperare quella disinvolta capacità di camminare in aggraziato equilibrio tra struttura e flessibilità, tra attività e ricettività, tra mondo interno ed esterno.
Quale approccio?
L’approccio che utilizzo è integrato. Ho in primis conseguito un master in Umanistica Biodinamica che integra diversi contributi e modelli nell’ambito dell’intervento psicologico e della crescita personale ancorandoli alla visione umanistica e trans-personale. Questo significa che entro questa cornice ogni persona è considerata come avente in sé tutte le risorse per sviluppare autonomamente il proprio potenziale; ciò di cui necessita è un contesto sicuro e non giudicante nel quale prendere consapevolezza da un lato delle strategie disfunzionali che mantengono o creano problemi, dall’altro delle qualità che già possiede per sperimentarne di nuove, più creative e flessibili, che gli consentano un più funzionale e soddisfacente adattamento alla realtà. Inoltre la visione trans-personale integra la spiritualità e le qualità più autenticamente umane della persona come dimensioni imprescindibili per il raggiungimento di una maggiore consapevolezza di sé e per la realizzazione del Sè. Con spiritualità non ci si riferisce a credo o tradizioni religiose particolari; piuttosto si supera la considerazione dell’essere umano come unità bio-psichica isolata e ci si orienta al risveglio delle qualità più genuine e profonde di ciascuno.
Ho integrato parallelamente questa formazione con i risultati dell’attività di ricerca accademica in Psicologia della Comunicazione e del Benessere. Con il tempo ho approfondito, tramite formazioni specifiche, recenti modelli di intervento psicologico (tecniche cognitiviste e sistemiche, l’approccio strategico, l’analisi transazionale, la PNL, il voice dialogue, il focusing, l’arteterapia…). Inoltre, grazie alla bellezza e alla profondità sperimentata attraverso un percorso personale di meditazione e consapevolezza sotto la guida del Maestro Daniel Odier, ho approfondito tecniche di meditazione e mindfulness che uso nella vita e nel counselling.
Quali strumenti?
Nella pratica clinica mi avvalgo di più linguaggi e strumenti al fine di moltiplicare le porte di accesso a nuclei problematici: quella cognitiva (razionale e paradossale), quella corporea, quella sonora, quella figurativa, quella narrativa… Il percorso di counselling è una creativa esplorazione di nuove possibilità: un’entusiasmante – a volte innegabilmente eroico – viaggio di scoperta di sé.