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  • Contro la “crisi”, modelli per una Nuova Educazione (2/3)

Contro la “crisi”, modelli per una Nuova Educazione (2/3)

  • Posted by raffaella
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  • Date 4 Gennaio 2020
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Abbiamo parlato del legame tra scuola e maniera di dare senso alla realtà nel precedente articolo. Approfondiamo di seguito perchè occuparsi di educazione, in periodo di crisi, è la priorità. Occuparsi di Educazione vuol dire parlare dello strumento attraverso il quale si formano le persone e

nulla è più urgente, oggi, della ricerca di mezzi più efficaci di quelli attuali per promuovere il cambiamento del sistema di vita sinora adottato della società moderna, che si è dimostrato non solo inadeguato ma persino dannoso: per le persone, per i paesi e per l’ambiente. Il cambiamento, quello vero, deve venire dal basso: deve coinvolgere non qualcuno ma ciascuno; deve trasformare il modo di pensare, sentire e amare delle nuove generazioni.

Sostengono questa visione alcuni dei modelli pedagogici più recenti ed evoluti, che hanno già ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali per i propri meriti in campo educativo. Ne sono un esempio l’ Alice Project Universal Education Schools fondata da Valentino Giacomin e il SAT, il programma di formazione per lo sviluppo personale e professionale ideato da Claudio Naranjo.

Progetto Alice è un paradigma educativo ideato da Luigina de Biasi e Valentino Giacomin: Sperimentato per 10 anni in tre scuole pubbliche italiane approda in India nel 1994, a Sarnath, dove viene aperta la prima scuola interculturale e inter-religiosa interamente fondata su questo metodo innovativo. Partendo dalla constatazione che l’approccio pedagogico tradizionale esercita prevalentemente la mente analitica e a frammenta l’esperienza della realtà focalizzandosi più sui contenuti che sui processi, questo approccio integra il programma accademico classico con pratiche che mirano invece all’osservazione del funzionamento della mente, a cogliere l’interdipendenza dei fenomeni e ad esercitare l’intelligenza emotiva e morale. Per farlo si ricorre alla meditazione alle visualizzazioni, alle pratiche sul respiro, alle storie morali e a vari esercizi mentali e fisici per allenare attenzione e concentrazione, sviluppare auto-conoscenza e consapevolezza. Queste qualità sono per Giacomin “un pre-requisito per un equilibrio mentale e per la felicità. Solo da questa base possono sorgere compassione e saggezza” e solo così si può contribuire alla costruzione di una cultura di pace “dato che una mente pacifica e saggia favorirà con naturalezza la tolleranza della diversità e ispirerà responsabilità universale per la comunità e per l’ambiente.”

L’Associazione SAT Educazione è invece un progetto internazionale ideato dal prof. Claudio Naranjo, psichiatra, psicoterapeuta, musicista e filosofo cileno candidato qualche anno fa per il Premio Nobel per la Pace. E’ finalizzato alla formazione professionale e personale degli operatori del mondo dell’educazione, con la duplice finalità di ridurre il disagio nelle istituzioni e di promuovere un’educazione più umana. A questo scopo si integrano al curriculum tradizionale l’educazione alla spontaneità, alla responsabilità, alla capacità di collaborare, all’amorevolezza, alla consapevolezza, alla comunicazione autentica… Capacità che permettano l’espressione del potenziale di ciascuno a 360°: nella mente, nel corpo e nelle emozioni. Non c’è veramente educazione senza che la crescita della conoscenza sia accompagnata da una crescita personale e relazionale.

Integrare i paradigmi tradizionali, quindi, è possibile. E oggi è forse il primo passo verso una vera rivoluzione dell’umano. Personalmente e professionalmente appoggio in toto queste nuove forme di ricerca e di educazione, lavorando sia con insegnanti ed educatori che con i genitori. Esplorando le radici culturali dei modelli educativi odierni e diventando consapevoli dei loro frutti formativi sul piano cognitivo, emotivo e relazionale, si può vedere con più chiarezza quali siano i bisogni dei nostri ragazzi oggi (o di noi da ragazzi ieri) rimasti senza risposta. A partire da questa consapevolezza è possibile acquisire strumenti efficaci per allenarsi ad accedere a uno stato di presenza e autenticità, da cui poter trovare in noi stessi le risorse necessarie per esplorare e generare liberamente le più opportune soluzioni pedagogiche, mantenendo coerenza tra i principi educativi e la relazione educativa.

Se l’educazione ha un ruolo tanto importante nel dare senso all’esperienza della realtà, può aiutare a costruire una società più “felice”?

Ne parliamo nel prossimo articolo.

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